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Sconfitta e crescita personale: l'arte di imparare a perdere secondo Giannis Antetokounmpo

Circa un anno fa, l'intervista rilasciata da Giannis Antetokounmpo, dopo l’eliminazione dei suoi Milwaukee Bucks dai playoff NBA, ha suscitato un grande clamore. Il campione greco ha sottolineato come la sconfitta non debba essere vista come un fallimento, ma come una parte integrante del percorso. Giannis ha offerto un messaggio potente: il fallimento non è mai definitivo, ma un’opportunità per crescere e migliorarsi.

Questa riflessione mi ha colpito molto. Non a caso, mi è tornata alla mente ieri mattina mentre mi stavo dirigendo verso il lavoro. In quel momento, stavo ascoltando un podcast del teologo Vito Mancuso, il quale rispondeva alla domanda "Perché sono qui? Qual è il senso del mio essere nella vita?" con una frase che mi ha fatto riflettere: "Per riconoscere e generare Bellezza, celebrandola come principio fondante del vivere."

 

La "bellezza" della sconfitta: una visione differente

Ammetto che non sono completamente d'accordo con questa visione. Sebbene il concetto di Bellezza possa essere un elemento fondamentale per il vivere, credo che il senso profondo della vita consista nell’imparare a morire. La morte, in questo caso, non va intesa come un atto tragico, ma come una delle uniche certezze che ci accomunano tutti.

Il nostro cammino nella vita è un costante "procedere in avanti", ma ogni passo comporta anche la preparazione ad affrontare il momento in cui il cerchio della vita si chiuderà. Questo non è un processo semplice, ma richiede tempo – un tempo che ci è dato e che dovremmo usare con consapevolezza.

 

Imparare a perdere: la chiave della crescita personale

Cosa c’entra tutto ciò con l'intervista di Antetokounmpo? Credo che per imparare davvero a vivere, dobbiamo prima imparare a perdere. La vita, infatti, è un continuo "perdere". Questo non significa abbracciare un pessimismo cosmico, ma riconoscere che ogni tappa del nostro cammino implica la perdita di qualcosa.

Ogni passo che compiamo comporta una piccola perdita: l'energia della giovinezza, la forza della maturità, le amicizie, gli amori, le persone care. E, infine, con il tramonto della vita, perdiamo anche noi stessi. La perdita, quindi, è un completamento naturale del nostro andare avanti. È parte del processo di crescita e maturazione.

 

La morte e la sconfitta: l'insegnamento di Montaigne

Michel de Montaigne, il celebre filosofo francese, sosteneva che la vera qualità di un uomo si misurasse nel modo in cui affronta la morte. Questo stesso principio, a mio avviso, si applica anche alla sconfitta. La capacità di affrontare una sconfitta, di accettarla con dignità e senza farsi sopraffare, è ciò che dà spessore alla nostra personalità.

La sconfitta, infatti, può insegnarci a "morire" simbolicamente, ed è proprio in questo processo che acquisiamo una maggiore profondità come persone. Saper perdere con grazia ci aiuta a comprendere meglio noi stessi e a crescere in modo autentico.

 

I "vincitori seriali": una vulnerabilità nascosta

I "vincitori seriali", quelli che rincorrono il successo a ogni costo, sono spesso quelli più vulnerabili quando si trovano ad affrontare una sconfitta o una fine inaspettata. Non sono preparati alla perdita, non l'hanno mai davvero conosciuta. Quando il successo viene meno, la loro identità vacilla e si trovano indifesi davanti a ciò che è inevitabile.

Per questo motivo, credo che la vera forza risieda nel saper affrontare la sconfitta e la fine, proprio perché è in questi momenti che si misura la nostra resilienza. La crescita personale non avviene solo attraverso il successo, ma anche (e forse soprattutto) attraverso la capacità di imparare dalle difficoltà e dalle perdite.

 

Conclusioni: vivere pienamente attraverso la consapevolezza della fine

In sintesi, credo che imparare a vivere significa imparare a morire. La sconfitta, in questo senso, è una lezione fondamentale per la nostra crescita. Ogni passo che compiamo verso la fine di qualcosa è, in realtà, un passo verso una maggiore consapevolezza di noi stessi e del nostro cammino.

Accettare la sconfitta, l’invecchiamento, la perdita delle persone care, e infine la morte, non è un atto di rassegnazione, ma un atto di consapevolezza. È la capacità di vivere ogni momento con pienezza, senza paura di ciò che sta per arrivare. E, alla fine, è proprio questo che ci permette di vivere una vita ricca di significato e bellezza.